Sindrome dell’arto fantasma, cos’è?

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La sindrome dell’arto fantasma viene trattata anche da Sacks nel suo libro: “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”. Gli dedica un intero capitolo, riportando aneddoti tratti da una rubrica dell’epoca, chiamata “Curiosità cliniche” presente nel “British Medical Journal”.

“Un fantasma, nel linguaggio dei neurologi, è l’immagine o il ricordo persistente di una parte del corpo, di solito un arto, protratta per mesi o anni dopo la sua perdita”

(Oliver Sacks, 1985).

Silas Weir Mitchell, neurologo americano, pose una grande attenzione allo studio di questi “fantasmi” durante e dopo la Guerra Civile, deducendone la causa la quale, poteva essere attribuita sia all’influenza di fattori centrali (stimolazione o lesione della corteccia sensoriale) che a fattori periferici (neuroma, disturbi alle radici dei nervi spinali o ai fasci sensitivi nel midollo spinale, blocco o stimolazione del nervo).

Lo studio di questi pazienti incrementò soprattutto durante i periodi di guerra, poiché aumentarono in maniera vertiginosa casi di arti amputati.

QUALI SONO I SINTOMI DELLA SINDROME DELL’ARTO FANTASMA?

Generalmente, pazienti affetti dalla sindrome dell’arto fantasma riferiscono che successivamente all’amputazione hanno la sensazione di possedere ancora l’arto perduto. Non solo, ma il dolore al moncone o nella porzione distale dell’arto diventa insopportabile ed oltre a questi sintomi, i pazienti sviluppano una maggiore ipersensibilità e spasmi (Bamey and Moersch: “Phantom Limb”, 1941).
Questo dolore è stato associato sia alla riorganizzazione della mappa somatotopica nella corteccia somatosensoriale primaria (S1) sia alle funzioni preservate di S1 (Andoh, 2019).

Molto spesso i sintomi associati al dolore dell’arto fantasma, possono portare il paziente a condurre una vita piuttosto debilitante.

SINDROME DELL’ARTO FANTASMA E TRATTAMENTI

Diverse sono anche le terapie che nel corso degli anni sono state proposte per trattare il dolore all’arto fantasma, differenziandosi in farmacologiche e non.

Le farmacologiche comprendono trattamenti che prevedono la somministrazione, ad esempio, di oppiacei, antidepressivi, anti-infiammatori non steroidei, anticonvulsivanti, calcitonina e altri medicinali.

I trattamenti non farmacologici invece prevedono: stimolazione nervosa transcutanea elettrica (Transcutaneous Electrical Nerve Stimulation, TENS), terapia dello specchio (Mirror Therapy), interventi chirurgici, tecniche comportamentali e terapia elettroconvulsiva (Electroconvulsive Therapy, ECT) (Subedi, Bishnu, and George T. Grossberg, 2011).

La sindrome dell’arto fantasma è a tutti gli effetti una sindrome debilitante e molto comune in pazienti che hanno perso un arto. Tuttavia una teoria unica che spieghi il relativo meccanismo non esiste e i trattamenti specifici sono ancora in evoluzione (Subedi, Bishnu, and George T. Grossberg, 2011).

 

 


Bibliografia

Andoh, J., Milde, C., Diers, M., Bekrater-Bodmann, R., Trojan, J., Fuchs, X., … & Flor, H. (2019). Assessment of cortical reorganization and preserved function in phantom limb pain: a methodological perspective.

Bailey, A. A., & Moersch, F. P. (1941). Phantom limb. Canadian Medical Association Journal, 45(1), 37.

Sacks, O. (2013). L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Adelphi Edizioni spa.

Subedi, Bishnu, and George T. Grossberg. “Phantom limb pain: mechanisms and treatment approaches.” Pain research and treatment 2011 (2011).

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