Nel 2013 l’unione Europea investe più di 3 milioni di euro nel Neuroenhancement Responsible Research and Innovation (NERRI). Questo progetto coinvolgente 11 paesi dell’Unione Europea, tra cui l’italia, ed ha come focus principale il Neuropotenziamento.
Se non sai di cosa stiamo parlando, non preoccuparti: in italia, questo termine è ancora, purtroppo, poco conosciuto. Noi di Psicologia Cognitiva Applicata abbiamo svolto un sondaggio: girando nella facoltà di psicologia di Padova, 0 studenti su 50, iscritti al corso di Neuroscienze, conoscono il significato di questa parola. Replicando il sondaggio sul nostro profilo instagram, la percentuale si alza, raggiungendo un rapporto 1 a 5. Una persona su cinque. Sicuramente non è una ricerca significativa, ma inquadra una situazione.
COS’È QUINDI IL NEUROPOTENZIAMENTO?
Il termine Neuropotenziamento si riferisce al miglioramento delle abilità cognitive, affettive e motorie, basato sulla comprensione della neurobiologia sottostante, in individui privi di patologie psichiche o fisiche. Il progetto NERRI ha preso in considerazione interventi di neuropotenziamento farmacologici e non farmacologici. In questo articolo analizzeremo i risultati e alcune delle sostanze utilizzate nel neuropotenziamento farmacologico. Sarebbe possibile, quindi, attraverso l’integrazione alimentare di sostanze ad hoc per la determinata situazione, avere un aumento prestazionale psicofisico? Per esempio, uno sportivo che voglia ottenere, durante la performance, una maggiore attenzione durante lo svolgimento della competizione, sarebbe facilitato dall’assunzione di alcune sostanze?
Sono queste, le domande alla base del progetto NERRI. Ecco le risposte.
Le sostanze farmacologiche che vengono impiegate nel neuropotenziamento, e che sono state testate da studi scientifici durante il progetto NERRI, vengono classificate come Nootropi. Alcune di queste sostanze vengono utilizzate come trattamento per pazienti affetti da patologie mentali e psicofisiologiche. Una delle smart drugs più conosciute e dibattute, utilizzata nel trattamento di letargia e narcolessia, il Modafinil, è stata testata da Fernandez e colleghi su un campione di individui sani. I risultati dello studio, un robusto doppio cieco, mostrano un aumento di performance considerevole nel gruppo Modafinil rispetto al gruppo Placebo nella condizione congruente dello stroop. No, non si tratta di uno scherzo (Fernandez et al., 2015).
Per chi non lo sapesse, un classico compito di stroop richiede, da parte del partecipante, la denominazione del colore in cui lo stimolo viene presentato. Solitamente vengono utilizzate tre condizioni sperimentali: la denominazione di colori, dove vengono presentate delle forme in un determinato colore, la condizione congruente, dove vengono presentate parole colore che coincidono con il colore dell’inchiostro, e la condizione incongruente in cui il significato della parola differisce dal colore dell’inchiostro.
Denominazione di colori | Cond. Congruente | Cond. Incongruente | |
Stimolo
| Rosso | Rosso | |
Risposta espressa ad alta voce dal partecipante | Blu | Rosso | Verde |
La difficoltà del compito sta nell’inibire, nella condizione incongruente, la risposta che viene automatica (ovvero, denominare ad alta voce il significato della parola, e non il colore). Nelle altre due condizioni, non esistono difficoltà dal punto di vista cognitivo. Ritornando allo studio di Fernandez e colleghi del 2015, il miglioramento dei partecipanti nella condizione Modafinil sulla condizione congruente assume un significato del tutto irrilevante, in ottica neuropotenziamento. Oltre allo stroop, sono state utilizzate misure di memoria a breve termine (digit span) e stime cognitive (BCET). Non sono state trovate differenze significative tra i due gruppi, rispetto a queste ultime. Analizzando in modo critico i risultati dello studio, il Modafinil non avrebbe effetti di neuropotenziamento su individui sani. Esistono studi a favore del Modafinil? Si.
La review del di Battleday e Brem, condotta su studi coinvolgenti partecipanti non affetti da alcuna patologia, supporta l’ipotesi contraria, ovvero che il farmaco abbia un effetto significativo nel neuropotenziamento di attenzione, apprendimento e funzioni esecutive, solo se l’assessment neuropsicologico utilizzato è completo. In poche parole, le prove utilizzate da Fernandez e colleghi non sarebbero sufficienti per indagare i reali gain ottenibili dalla cosiddetta smart drug.
Gli effetti del Modafinil e sostanze ad esso affini sono ancora oggetto di dibattito, e come hai potuto vedere, le prove sia per i pro che per i contro non mancano. Inoltre, è impossibile conoscere ad oggi gli effetti delle smart drugs a lungo termine, essendo diventate da poco oggetto di studio su persone sane. Nonostante la confusione, ogni sostanza da noi ingerita potrebbe avere effetti differenti, sia a livello fisico che psichico. Come ho già spiegato in un articolo precedente, secondo una visione neuropsicologica ed evidencebased della psicologia dello sport, l’interazione corpo-cervello è attiva e bidirezionale. Anziché cercare le smart drugs, e spendere tutto il tuo stipendio in farmaci dagli effetti incerti, potresti partire da nootropi naturali, funzionali al 100% e privi di qualsiasi effetto collaterale. Per esempio, il caffè. Come si usa? Esistono effetti evidencebased sulle funzioni cognitive e nella performance sportiva?
Bibliografia
Battleday, R.M. & Brem, A.K. (2015). Modafinil for cognitive neuroenhancement in healthy non-sleep-deprived subjects: A systematic review. Eur Neuropsychopharmacol. ; 25(11):1865-81.
Fernández, A., Mascayano, F., Lips, W., Painel, A., Norambuena, J. & Madrid, E. (2015). Effects of modafinil on attention performance, short-term memory and executive function in university students: a randomized trial. Medwave; 30;15(5):e6166.