L’etica nella sperimentazione sugli animali è un tema molto discusso oggi.
LA NASCITA DELL’ETICA DELLA RICERCA
Prima della Seconda guerra mondiale, l’etica della ricerca era considerata un problema che doveva essere risolto dal singolo ricercatore. Ma il processo di Norimberga contro i crimini nazisti portò alla consapevolezza di una regolamentazione necessaria nella ricerca scientifica. L’etica è in continuo sviluppo e il codice etico dell’American Psychological Association risale al 1951 ma viene costantemente aggiornato in base alle segnalazioni degli psicologi.
DIRITTI DEGLI ANIMALI O BENESSERE?
Prima di parlare di sperimentazione animale, è necessario fare una distinzione tra “diritti” e “benessere”. Vi sono diversi pareri contrastanti a riguardo. Alcuni autori hanno recentemente affermato che gli animali dovrebbero avere lo stesso tipo di diritti delle persone, compresi i diritti legali. Secondo questi autori, non è legale utilizzarli a scopo di ricerca, per alimentarsi e per divertimento (circhi o zoo). In ogni caso, è bene osservare che questi non appartengono ad una comunità morale: un gatto non può essere colpevole per aver ucciso un topo.
Il termine generalmente accettabile per discutere sull’uso appropriato degli animali nella ricerca è del benessere, in quanto gli esseri umani sono membri di una comunità morale e quindi hanno la responsabilità del benessere degli animali che sono sotto la loro cura. Il maltrattamento è chiamato inumano, in quanto si riflette sulla persona che compie il maltrattamento.
SPECISM E DISCRIMINAZIONI DI SPECIE
Un’affermazione che oggi fa discutere è che l’uso degli animali nella ricerca è una specie di specism (discriminazione di specie), un termine che richiama le caratteristiche del razzismo e del sessismo. L’affermazione di questi ricercatori è che le persone sono colpevoli di discriminazione contro gli animali semplicemente sulla base della loro appartenenza ad una specie diversa dalla nostra. Il concetto dello specism evoca la comune ascendenza degli animali, compresi gli umani. Inoltre respinge ogni status morale privilegiato per gli umani e se questa idea fosse presa seriamente, allora anche un animale potrebbe essere accusato di discriminazione di specie quando uccide un altro animale per cibarsene. A rigor di logica, il concetto di specism non può essere utilizzato per sostenere l’inclusione degli animali nel nostro sistema morale.
Gli attivisti del movimento per gli animali inoltre, sostiene e ritiene che la maggior parte, utilizzati a scopo di ricerca, siano sottoposti a forme di sofferenza. Fortunatamente, il 94% della ricerca sugli animali non implica dolore. La percentuale di questi che prova dolore nella ricerca, contribuisce significativamente alla conoscenza di malattie degli umani come l’artrite reumatoide, che provoca dolore a milioni di persone ogni giorno.
LA RICERCA SUGLI ANIMALI PER IL BENESSERE
Vi sono diverse ragioni per utilizzare gli animali nella ricerca. Un dato importante è che molte ricerche hanno portato al benessere dell’animale: dai vaccini contro la leucemia ai felini, la rabbia e il cimurro, ai metodi di protezione da parassiti, pulci e zecche.
Gli animali sono stati e sono ancora utilizzati per il lavoro, per l’alimentazione e a presenza domestica. Sebbene i diversi punti di vista siano contrastanti, dobbiamo riconoscere che l’etica in generale, e l’etica della sperimentazione animale in particolare, è un argomento difficile. In ogni caso, i ricercatori hanno inventato soluzioni alterative all’uso degli animali quando è stato possibile farlo, e l’interesse crescente per il loro benessere è una priorità di tutti.
Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.
[Mahatma Gandhi]
Bibliografia
Donald H. McBurney(2008). Metodologia della ricerca in psicologia, s.l., Il Mulino, Quarta edizione