Noi esseri umani siamo dotati di una particolare qualità, unica nel suo genere, cioè amiamo le relazioni sociali. Il cervello umano può essere considerato un vero e proprio “cervello sociale” (Cozolino, 2008) che si fonda e si nutre, per crescere, di relazioni interpersonali.
In questa ottica, le relazioni di attaccamento svolgono un ruolo cruciale per lo sviluppo psicologico e sociale del bambino. Una relazione di attaccamento può essere definita come un legame duraturo nei confronti di una o più persone significative (caretaker) (Schaffer, 2005). La prima relazione di ogni essere umano è, generalmente, con la propria madre. Nella storia della psicologia lo studio della diade madre-bambino ha esercitato sempre un forte interesse e la teoria dell’attaccamento di John Bolwby è stata un punto di svolta in questa ricerca.
In breve, afferma che la qualità affettiva della relazione ed interazione tra madre e bambino è alla base dell’organizzazione di schemi relazionali tra sé e l’altro, definiti modelli operativi interni (MOI). Questi verranno utilizzati dal bambino per rapportarsi con il mondo ed instaurare relazioni ottimali, sviluppare strategie di coping, e di resilienza (Benvenuti, 2007)
IN CHE MODO LE RELAZIONI DI ATTACCAMENTO INFLUENZANO L’ORGANIZZAZIONE E LO SVILUPPO DEL CERVELLO?
Il contributo delle Neuroscienze ha permesso di comprendere quanto il cervello sia plastico e dipendente dalle esperienze per poter maturare adeguatamente. Così, Alan Shore ha ben pensato di integrare la teoria dell’attaccamento ad un approccio Neurofisiologico. Lo studioso ha rivolto il suo interesse nei confronti del ruolo delle esperienze madre-bambino ed il modo in cui queste influenzano i processi psiconeurobiologici della salute mentale, della maturazione dell’emisfero destro (dominante per le funzioni sociali ed emotive) e del sistema limbico (o cervello emotivo) che possiede strutture importanti per la mediazione della risposta allo stress e delle relazioni sociali (Schore, 2001).
Nel suo lavoro ha ricalcato la domanda che già Bolwby si era posto in passato, ossia come un organismo immaturo sia modellato dalla sua relazione primordiale con un membro adulto e maturo della sua specie. In questa concezione, i processi di sviluppo sono il prodotto dell’interazione di una data componente genetica con un particolare ambiente di adattamento, e in particolare della sua interazione con la figura principale in quell’ambiente (Schore, 2001).
Attraverso studi effettuati con Risonanza Magnetica funzionale (fMRI), Shore ha scoperto che la comunicazione tra madre e bambino genera stati affettivi intensi. Questi, se positivi, correlano con alti livelli di produzione di dopamina ed oppiacei endogeni che promuovono la crescita della corteccia prefrontale orbitomediale (PFOMC). Questa zona rappresenta l’apice del cervello sociale, gestendo i sistemi motivazionali e di coinvolgimento sociale, di un ottimale funzionamento del sistema immunitario e dei sistemi regolatori come quelli della paura (amigdala), stress (asse HPA) (Cozolino, 2008).
QUALI SONO I RISCHI DI UNA REGOLAZIONE AFFETTIVA NON OTTIMALE?
In questa prospettiva le relazioni d’attaccamento diventano la prima realtà del bambino. Queste si tramutano in una struttura biologica, proprio perché le esperienze di relazioni precoci vengono introiettate in modelli operativi interni (teoria di Bowlby) che si consolideranno nella memoria implicita (struttura biologica) e guideranno il bambino nell’esplorazione del mondo sociale (Cozolino, 2008).
Se ad un attaccamento sicuro corrisponde una buona maturazione del cervello sociale, in modo opposto un attaccamento insicuro non permetterà la maturazione ottimale delle strutture coinvolte.
Per esempio: un bambino con un attaccamento sicuro in situazioni di stress sarà in grado di utilizzare buone strategie compensatorie senza iper-attivare i sistemi regolatori di stress (HPA) e paura. Al contrario un bambino con attaccamento insicuro posto nella stessa situazione di stress mostrerà un’iper-attivazione dell’asse HPA, che rilascia cortisolo (molecola dello stress), e dell’amigdala facendo attuare comportamenti di fuga o aggressivi (Cozolino, 2008).
Gli schemi di attaccamento sono immagazzinati in strutture specifiche e fungeranno da “lente” con la quale osservare le persone ed il mondo. Un rapporto ottimale tra madre-bambino è un compito difficile ma è alla base di uno sviluppo psicologico e biologico sano, riducendo il rischio di incorrere in possibili psicopatologie (Schore, 2001).
Bibliografia
Benvenuti, P (2007). Psicopatologia nell’arco della vita. Seid Editori.
Cozolino, L. (2008). Il cervello sociale: Neuroscienze delle relazioni umane. Raffaello Cortina Editore.
Schaffer, H. R. (2005). Psicologia dello sviluppo. Raffaello Cortina Editore.
Schore, A. N. (2001). Effects of a secure attachment relationship on right brain development, affect regulation, and infant mental health. Infant Mental Health Journal: Official Publication of The World Association for Infant Mental Health, 22(1‐2), 7-66.