Dai Disturbi della rappresentazione corporea alla somatoparafrenia il passo è tanto breve quanto discriminante.
Nel 1911 è stata pubblicata una trattazione storica dai due scienziati Henry Head e Gordon Holmes sui Disturbi della rappresentazione corporea che classificavano le funzioni attraverso una catalogazione diadica di schema corporeo e immagine corporea.
Secondo questa suddivisione, lo schema corporeo origina da afferenze somatosensoriali, prevalentemente propriocettive e consiste in una corretta rappresentazione posturale del corpo nello spazio. L’immagine corporea invece permette di comprendere e riconoscere uno stimolo sulla pelle e ritrae una forma esplicita della forma del corpo.
A questa distinzione classica, si è inoltre aggiunta la classificazione di body structural description, di origine puramente visiva, che designa la conoscenza dei confini e delle relazioni spaziali tra le parti del corpo.
La rappresentazione corporea è necessaria per diverse funzioni percettive e motorie tra cui:
- Percezione e localizzazione degli stimoli somatici.
- Consapevolezza del corpo.
- Programmazione di azioni.
Possono esserci deficit neuropsicologici sulla rappresentazione corporea come:
- L’incapacità di indicare parti del corpo (autopoagnosia).
- Disturbi legati all’orientamento corporeo (disorientamento destra-sinistra e agnosia digitale).
- Disturbi della consapevolezza del corpo (emisomatoagnosia e somatoparafrenia).
LA SOMATOPARAFRENIA
La somatoparafrenia è un termine coniato da Gerstmann nel 1942 ed è caratterizzato dalla perdita di consapevolezza di un distretto corporeo, talvolta con credenze e idee deliranti. Un paziente infatti, può affermare che il suo braccio (tipicamente paretico) appartenga ad un altro individuo e non a sé stesso. Questa condizione può creare ansia e tensione e può talvolta innescare delle reazioni violente da parte del paziente che possono sfociare in manifestazioni autolesionistiche.
Solitamente la somatoparafrenia è una condizione dovuta ad estese lesioni nell’emisfero destro e si manifesta nel 15% circa delle persone in seguito ad un ictus ma tende a regredire spontaneamente nel giro di pochi giorni. Sicuramente i disturbi di origine sensoriale possono aggravare la sensazione di non appartenenza ad un arto ma non spiegano la complessità del fenomeno, tutt’oggi ampiamente discusso.
Un ruolo importante è dato da una scarsa consapevolezza di essere agente delle proprie azioni oppure una mancanza di capacità di paragonare le azioni programmate con quelle effettivamente eseguite e ciò potrebbe generare sensazioni di alienità di alcune parti del corpo.
La somatoparafrenia è un disturbo da non sottovalutare ed una corretta diagnosi permette di comprendere meglio quali aree cerebrali sono state danneggiate e la remissione parziale dei sintomi può portare ad una maggiore consapevolezza del danno cerebrale.
“Un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato, prima di tutto, è una ‘persona’ e come tale deve essere considerata e curata (…) Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone.”
[Franco Basaglia]
Bibliografia
Vallar G. et al. (2018). Manuale di neuropsicologia, Bologna, il Mulino.