La caffeina è una sostanza stimolante che si trova in alcuni alimenti come, ovviamente, nel caffè, ma anche nel cioccolato, nelle famosissime “energy drink” e in alcuni farmaci. E si, crea dipendenza.
COS’E’ UN DISTURBO DA ABUSO DI SOSTANZE
In psicologia, e nel DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) è presente un’unica categoria che racchiude tutte le dipendenze dovute all’uso di sostanze. Con il termine dipendenza si intende un uso spropositato di una sostanza, tale da avere un impatto sulla vita di chi ne fa uso.
Due sintomi che accompagnano i disturbi da abuso di sostanze sono la tolleranza e l’astinenza. La tolleranza si manifesta attraverso il bisogno di assumere dosi sempre maggiori della sostanza e quando, assunta la quantità abituale, non si manifestano effetti. L’astinenza si ha quando si riduce l’assunzione o si smette definitamente, e si presenta con sintomi negativi sia fisici che psicologici.
Questi disturbi sono generati dall’utilizzo di varie sostanze: alcol, tabacco, stimolanti, oppiacei e allucinogeni. E proprio nella categoria degli stimolanti troviamo la caffeina, considerata la droga più popolare al mondo.
LA CAFFEINA E I SUOI MECCANISMI D’AZIONE
La caffeina, di origine vegetale, è famosa proprio perché facilita il rilascio di Adrenalina e Noradrenalina, ormoni che attivano la parte psico-cognitiva e fisica. Siamo abituati ad assumere il caffè la mattina presto o mentre lavoriamo, in un momento in cui ci sentiamo particolarmente stanchi perché, grazie al suo effetto fisiologicamente attivo, ci aiuta a rimanere svegli e reattivi. Questo perché le molecole della caffeina interagiscono con i recettori che regolano le funzioni del Sistema Nervoso, del Sistema Endocrino e del Sistema Cardiovascolare. Infatti, la caffeina viene considerata una sostanza psicoattiva e viene utilizzata non solo per mantenerci svegli ma anche per aumentare le nostre prestazioni sportive e la nostra resistenza fisica, per velocizzare il processo di dimagrimento e diminuire le adiposità localizzate.
Nel momento dell’assunzione, la caffeina viene assorbita dall’intestino e per via delle sue proprietà molecolari può passare la barriera ematoencefalica del Sistema Nervoso Centrale che protegge il cervello da sostanze nocive. La caffeina ha effetti anche sul Sistema Respiratorio e Circolatorio perché contribuisce all’aumento della pressione arteriosa e del battito cardiaco. Proprio a causa di tutti questi effetti viene sconsigliata durante la gravidanza e durante l’allattamento ma, anche a chi soffre di disturbi gastrici o cardiaci.
DIPENDENZA DA CAFFEINA
La dipendenza da caffeina è di forma psico-fisica e viene indotta e mantenuta dalla continua assunzione. Con un consumo limitato che varia da 2-3 tazzine di caffè al giorno non si sviluppa nessuna sintomatologia, anzi si riscontrano effetti positivi come: concentrazione, attivazione mentale, etc. La caffeina raggiunge il suo picco in 45 minuti e può perdurare fino alle 4 ore. Proprio per questi effetti positivi è facile riscontrare una forma di dipendenza. Tuttavia, più assumiamo caffeina e più aumenta il nostro livello di tolleranza alla sostanza. Così, per ricevere lo stesso precedente effetto siamo costretti ad assumerne sempre di più. Questo genera un circolo vizioso che si trasforma in abuso.
Come tutte le dipendenze, essa provoca sintomi come tolleranza, craving (bisogno) e assuefazione. Allo stesso modo, uno stato di astinenza genera all’individuo malessere che si manifesta con cefalea, irritabilità, difficoltà di concentrazione, affaticamento, dolori muscolari e sonnolenza. La comparsa dei sintomi appena citati induce l’individuo ad assumere nuovamente la sostanza. In caso siano attive più dipendenza, come per esempio l’abuso di alcol, gli effetti possono essere molto più gravi.
CONCLUSIONI DELLA DIPENDENZA DA CAFFEINA
Se nella quotidianità, l’abuso di caffè è un male, in ambito clinico la caffeina ha dato ottimi risultati agendo positivamente su malattie neurodegenerative. È stato descritto un legame tra il consumo cronico di caffeina e un rischio significativamente inferiore di sviluppare malattie come, ad esempio, il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson, in quanto la caffeina ha un ruolo dominante nella prevenzione dei sintomi motori e della perdita di neuroni dopaminergici.
Tra i pro e i contro, la caffeina è la droga più diffusa e consumata al mondo, talmente tanto che spesso non è neanche considerata come tale. In realtà, ci sono dei dati davvero preoccupanti riguardo il suo consumo, in particolare sull’età di esordio della dipendenza: ogni genitore proibisce al proprio bambino di bere caffè ma, al contempo, gli consente di mangiare cioccolato (barrette, cioccolata calda, cioccolatini) e di bere bibite contenenti caffeina. Quindi la nostra dipendenza inizia molto presto e crescendo cambia solo la forma in cui assumiamo la sostanza.
Ciò che porta alla dipendenza sembra essere scatenato dalle caratteristiche chimiche della sostanza, ma anche da fattori psicologici personali quali stress, conflitti e disagio.
Bibliografia:
Cappelletti, S., Piacentino, D., Sani, G., & Aromatario, M. (2015). Caffeina: potenziatore delle prestazioni cognitive e fisiche o droga psicoattiva?. Neurofarmacologia attuale , 13 (1), 71–88.
Fredholm BB, Bättig K, Holmén J, Nehlig A, Zvartau EE. Actions of caffeine in the brain with special reference to factors that contribute to its widespread use. Pharmacol Rev. 1999 Mar;51(1):83-133. PMID: 10049999.