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Coronavirus sui giovani: generazione Hikikomori?

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La pandemia globale di Covid-19 potrebbe avere un impatto notevole sui giovani, con il rischio di creare una nuova generazione hikikomori.

CHIUSI IN CASA: GIOVANI NUOVI HIKIKOMORI?

Gli Hikikomori (che letteralmente significa “stare in disparte”) sono persone che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino ad anni). Si rinchiudono nella propria abitazione senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno.

Sebbene questo isolamento, da marzo 2020, lo abbiamo vissuto ad intermittenza, nessuno ha sperimentato realmente la condizione psicologica di un hikikomori. La differenza sostanziale sta tra l’isolamento volontario e quello forzato. Nel caso dell’hikikomori, il ritiro è generalmente una scelta. L’isolamento che ci è imposto per motivi di salute non ha questa base motivazionale intrinseca. É un isolamento fisico piuttosto che psicologico. Mentre il primo è una condizione oggettiva, caratterizzata dall’assenza di altre persone intorno, La solitudine psicologica, invece, consiste nel non sentirsi riconosciuto o apprezzato dagli altri.

IL LOCKDOWN DEGLI HIKIKOMORI

L’isolamento dell’hikikomori non è la causa quanto piuttosto un sintomo di un disagio. Per comprendere bene come questo sia vissuto, rischiando di aumentare, è necessario fare un distinguo.

I giovani che hanno cominciato a percepire la spinta all’isolamento sociale, senza però riuscire ad elaborarla, non hanno ancora sviluppato una motivazione razionale per abbandonare la socialità. In lui potrebbe essere presente la pulsione a contrastare l’istinto che lo porterebbe ad isolarsi. In questo caso il lockdown potrebbe aver avuto un effetto di accelerazione del processo di isolamento o la possibilità di sperimentare in anteprima i “benefici” di una vita isolata.

Per coloro che, prima delle chiusure, stavano uscendo dall’isolamento sociale, il lockdown rischia di aver peggiorato la situazione o bloccato il miglioramento. In questo caso l’isolamento forzato potrebbe aver portato ad una ricaduta, limitando i giovani hikikomori anche delle poche attività sociali (ad esempio, la scuola).

Infine, la parte più a rischio sono i giovani hikikomori che avevano già deciso di abbandonarsi alla spinta di isolamento sociale. Prima di tutto perché si sono sentiti “normali”, uguale a chiunque non potesse uscire. In secondo luogo perché hanno visto diminuire le pressioni e le spinte per provare ad uscire, sia da parte dei genitori che dalla società. Questa situazione rischia di diventare potenzialmente devastante: lasciar correre la condizione di isolamento permettere all’isolamento di continuare il processo di cronicizzazione.

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