La memoria non è un mero deposito di ricordi ma è la capacità dell’individuo di conservare informazioni passate e di servirsene per riuscire ad affrontare situazioni di vita presente e futura.
In psicologia la memoria viene definita come il processo di codifica, immagazzinamento, consolidamento e recupero di informazioni ed esperienze derivate dall’ambiente e dall’attività di pensiero. Questa definizione implica che il contenuto recuperato non è una rievocazione sempre fedele ed accurata ma piuttosto una ricostruzione. Questi processi, seppur elencati, non sono necessariamente separati:
- La codifica: è il processo con cui le informazioni vengono acquisite nella loro forma base. Il processo di codifica viene influenzato da diversi fattori come le caratteristiche dello stimolo, i fattori emotivi, cognitivi, motivazionali, etc. Nella codifica si converte uno stimolo in una traccia di memoria, detta anche traccia mnestica.
- L’immagazzinamento: la mente immagazzina le informazioni secondo codici che possono essere di tipo visivo, acustico, verbale, tattile, semantico, etc.
- La ritenzione: in questa fase il ricordo viene consolidato e stabilizzato in una condizione stabile.
- Il recupero: consiste nel recuperare l’informazione e il ricordo dalla memoria a lungo termine alla memoria di lavoro affinché venga utilizzata.
L’intero processo di elaborazione e non solo la codifica può essere influenzato da diversi fattori attentivi, motivazionali, dalla profondità di elaborazione dello stimolo, dall’impatto emotivo dello stesso stimolo. L’elaborazione può essere intenzionale (come quando si tiene a mente un elenco di cose da comprare) o incidentale (come quando ci si ricorda di aver già visto quel volto).
LE PRINCIAPLI TEORIE DELLA MEMORIA
Hermann Ebbinghaus
Storicamente, le teorie sulla memoria sono state formulate in ambito associazionista da Hermann Ebbinghaus, psicologo tedesco.
Nel 1885, dopo numerose ricerche, Ebbinghaus formulò la legge di Ebbinghaus: tra l’ampiezza del materiale da memorizzare e il tempo di apprendimento vi è un rapporto costante. Egli ha condotto i primi esperimenti di memorizzazione di sillabe casuali senza un significato intrinseco (KIU o AVX), per valutare i tempi di ritenzione e la facilità di recupero nel tempo delle informazioni acquisite.
Sempre ad Ebbinghaus si deve la teoria della Curva dell’oblio. Questa esprime il rapporto tra le informazioni dimenticate ed il tempo.
La principale criticata mossa all’approccio associazionista è quella di porre troppo l’accento sulla memoria che apprende in modo meccanico e poco sull’aspetto qualitativo del materiale memorizzato.
Frederic Barlett
In ambito strutturalista, lo psicologo inglese Frederic Bartlett, fu tra le figure principali a muovere critiche all’approccio associazionista. Egli infatti riteneva che per studiare la memoria umana si dovessero utilizzare termini significativi piuttosto che sillabe senza senso. Anche perché l’essere umano non può essere decontestualizzato dalla realtà. Dai suoi esperimenti, intorno al 1930, postulò l’esistenza degli schemi mentali cioè modi volti ad organizzare in maniera efficace ricordi e conoscenze e a facilitare la rievocazione dell’informazione.
Richard Chatham Atkinson e Richard Shiffrin
Nell’ambito della psicologia cognitiva, nel 1968 gli psicologi Atkinson e Shiffrin proposero il cosiddetto modello del multimagazzino con la Teoria tripartita della memoria che suddivideva la memoria in tre magazzini:
- Memoria Sensoriale: riceve gli input provenienti dai sensi e li trattiene per pochi attimi (250 msec-2 sec.) seppur in gran numero. Ha caratteristiche diverse a seconda dei sensi coinvolti. La memoria visiva (memoria iconica) ci permette di ricordare cose o immagini viste anche per pochi istanti. La memoria uditiva (memoria econica) dura circa 2 sec. per gli stimoli uditivi. Ha un ruolo importante nella comprensione del linguaggio verbale.
- Memoria a Breve Termine (MBT): dotata di capienza limitata dove le informazioni rimangono per un periodo breve (10-30 sec.). I contenuti passano dal primo magazzino a questo se sono sottoposti a ripetizione.
- Memoria a Lungo Termine (MLT): magazzino che ha una capacità ampissima, dove sono conservate tutte le esperienze e le conoscenze acquisite nel corso della vita. Si distinguono, al suo interno, due differenti tipologie di informazione: quella dichiarativa, costituita da pensieri e ricordi espliciti ed è suddivisa, a sua volta, in memoria episodica, memoria semantica e memoria autobiografica. La seconda è quella procedurale, costituita da abilità motorie, percettive e cognitive.
Fergus Ian Muirden Craik e Robert S. Lockhart
La teoria della profondità di elaborazione di Craik e Lockhart (1972) è un’alternativa alla teoria tripartita di Atkinson e Shiffrin. Entrambe le teorie cercano di capire in che modo il ricordo può fissarsi nella mente, ma mentre per Atkinson e Shiffrin la risposta sta nella ripetizione, secondo la
teoria della profondità di elaborazione ci sono altri requisiti. Secondo la coppia di psicologi, un’informazione nuova se è connessa con quelle già acquisite, se è emotivamente significativa, se è ben organizzata, chiara o ordinata, con più facilità passerà alla MLT.
Insieme a Tulvin (1975), Craik fece diversi esperimenti a sostegno della tesa della profondità di elaborazione. I risultati confermarono che un qualsiasi contenuto, per essere memorizzato, ha bisogno di un profonda elaborazione con il proprio patrimonio di conoscenze. Fu proprio grazie a Tulving (1972) che si iniziò a distinguere tra memoria episodica e memoria semantica.
Alan Baddeley e Graham Hitch
Cesare Cornoldi e Tommaso Vecchi
Cornoldi e Vecchi hanno ripreso il concetto di memoria di lavoro del modello precedente ed hanno sviluppato il modello a cono. Come è possibile vedere dall’immagine vi sono due componenti, una verticale ed una orizzontale.
Lungo la componente verticale si possono raggruppare le abilità automatizzate, in cui il coinvolgimento della memoria di lavoro è basso. All’aumentare del livello di controllo aumenta la richiesta di risorse cognitive. Inoltre, le attività più semplici sono strettamente legate ad un determinato tipo d’informazione, mentre un’attività centrale si stacca quasi completamente dalla natura dell’informazione elaborata.
La seconda caratteristica del modello è la componente orizzontale, che riguarda il contenuto di diverse tipologie d’informazione, e la minore o maggiore distanza esistente tra queste. Il materiale linguistico e quello visuo-spaziale si possono posizionare su due aree opposte del piano, mentre materiale visivo e spaziale, pur occupando punti separati, possono essere più vicine.
TURBE DELLA MEMORIA
Amnesia Anterograda
L’amnesia anterograda è un disturbo caratterizzato dall’incapacità di fissare i ricordi degli avvenimenti successivi all’evento causale del danno. Questa forma di perdita di memoria non intacca i ricordi passati (fenomeno che si verifica, invece, nell’amnesia retrograda), ma influisce sull’immagazzinamento di nuove informazioni. Questa condizione può essere dovuta, generalmente, da lesioni traumatiche, processi degenerativi, disturbi metabolici e varie altre problematiche che interessano l’ippocampo o alcune aree del lobo temporale.
Amnesia Retrograda
L’amnesia retrograda è un disturbo caratterizzato dall’incapacità di ricordare gli avvenimenti o le informazioni acquisite prima di un evento patologico. Il paziente si ricorda tutto ciò che è successo in seguito all’insorgenza della malattia e non ha difficoltà a memorizzare nuove informazioni. Le cause dell’amnesia retrograda possono comprendere lesioni traumatiche, processi degenerativi e disturbi metabolici. Le parti del cervello più comunemente colpite sono il diencefalo, l’ippocampo ed alcune aree del lobo temporale.
Bibliografia
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