Alessitimia e tossicodipendenza

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L’alessitimia o analfabetismo emotivo è un costrutto psicologico formulato da Nemiah, Freyberger e Sifneos che comprendere una ridotta consapevolezza emotiva.

Nello specifico, le caratteristiche principali comprendono:

  • Difficoltà ad esprimere e a comunicare agli altri le proprie emozioni,
  • Difficoltà nell’identificare i sentimenti e le sensazioni corporee di attivazione emotiva,
  • Scarsi processi immaginativi,
  • Stile cognitivo orientato verso la realtà esterna

“Vorrei regalarti, tutte le emozioni che hai sempre cercato”
Anonimo

L’alessitimia interferisce con i processi di auto-organizzazione ed è spesso osservabile in molti disturbi psicopatologici.
Nella XI Conferenza Europea sulle Ricerche Psicosomatiche l’attenzione si è focalizzata soprattutto sulla relazione tra l’alessitimia e la dipendenza da droghe.
Negli ultimi anni, si è osservato un trend diverso sulla tipologia di sostanze utilizzate e la loro modalità di assunzione negli alessitimici.

TEORIE SULL’ORIGINE DELL’ANALFABETISMO EMOTIVO

Il consumo crescente di sostanze psicostimolanti ha permesso a Edward Khantzian (psichiatra e professore della Harvard Medical School) di considerare la tossicodipendenza come auto-medicazione (self-medication hypothesis) di stati di sofferenza e questo fattore comprende la scarsa capacità di prendersi cura di sé stessi (self care).

La difficoltà del self care potrebbe derivare da un’inadeguata interiorizzazione delle figure genitoriali, osservabile anche attraverso un’impulsività elevata ed una bassa autostima. Il soggetto che utilizza sostanze stupefacenti quindi, mostrerebbe una difficoltà nell’esprimere e nell’utilizzare le emozioni come segnali per esternare i conflitti interni attraverso le parole.

RELAZIONE TRA ALESSITIMIA E ABUSO DI SOSTANZE

Numerose ricerche hanno sottolineato la relazione tra alessitimia e addiction, evidenziando come l’analfabetismo emotivo rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo di tossicodipendenza in soggetti predisposti. Questi studi però non chiariscono se l’alessitimia sia un fattore primario o secondario.
Nella ricerca condotta da Salvini A., et al. sui soggetti che abusano di sostanze stupefacenti si osserva la capacità degli stessi di rivolgere l’attenzione specificatamente agli altri piuttosto che a sé stessi.

McDougal invece, enfatizza il ruolo che ha la sostanza d’abuso nell’evitare i propri sentimenti, soprattutto quelli negativi e nel ricevere conforto nell’assunzione della droga. La sostanza quindi, diverrebbe un modo per allentare la tensione originata dagli stati emotivi difficili da esplicare (soprattutto rabbia, colpa e depressione) e questo comportamento potrebbe divenire parte del modo di affrontare la vita nel soggetto abusante.

ALESSITIMIA E TERAPIE EDUCATIVE

Il terapeuta potrebbe avere numerose difficoltà nella gestione dei pazienti alessitimici in quanto i soggetti potrebbero mostrare maggiore complessità nell’affrontare terapie tradizionali basate sull’introspezione e per questo si consiglia di effettuare un intervento di tipo educativo.
Taylor el al., suggeriscono infatti, trattamenti utili ad allenare il soggetto a trovare le parole che descrivano al meglio le proprie emozioni per riconoscerle attraverso sensazioni corporee e per educare il paziente ad un efficace stile comunicativo, spesso carente nei soggetti con alessitimia.

“La rabbia è un sintomo, un modo di incanalare ed esprimere sentimenti troppo spaventosi perché siano sperimentati direttamente – sofferenza, amarezza, dolore e, più di tutto, paura.”
Joan Rivers

 

 


Bibliografia

Sciortino, (2006). Alessitimia, locus of control e comportamenti a rischio, uno studio su un campione di soggetti tossicodipendenti. Bollettino per le Farmacodipendenze e l’Alcolismo.

 

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