“Alexa! Quali sono le funzioni principali della corteccia prefrontale dorsolaterale?” “Ehm…”
Immagina di avere un assistente vocale, in grado di rispondere a qualunque tua domanda, con l’ausilio del web. Potresti chiederle, mentre scrivi un articolo o una tesi anche universitaria, di leggere parte di un libro. Oppure, mentre ti stai allenando, di cambiare musica su Spotify. Non stiamo parlando di un assistente vocale balbettante alla Google Home, bensì ad un’efficientissima Intelligenza artificiale evidencebased degna di questo nome.
PRIMI PASSI IN ITALIA
Da diversi mesi è finalmente uscita, anche in italia, la serie Echo di Amazon, configurabili con l’app di Alexa, l’intelligenza artificiale sviluppata da tempo dal colosso E-commerce. Tramite questa app, sarà possibile, in un futuro ormai prossimo, comandare con la propria voce i dispositivi compatibili.
Immaginate una vera e propria casa intelligente, con elettrodomestici, luci e porte che si azionano con la voce. Gli strumenti e gli apparecchi compatibili sono infiniti, da semplici lampadine e termostati (disponibili sin da subito in italia), fino a forni e lavatrici. Dove sta la psicologia, in tutto ciò?
ALEXA: SCIENZA ED ERGONOMIA COGNITIVA
L’ergonomia cognitiva può essere considerata la branca della psicologia che studia le modalità di interazione uomo-ambiente e i processi cognitivi implicati. Un esempio classico è la Web usability, ovvero l’interfaccia di siti e computer, per rendere più user-friendly i nostri strumenti. In questo caso, si parla di human-robot interaction (HRI): l’utente infatti andrà ad interfacciarsi non con uno schermo, bensì con una cassa parlante dal QI elevato.
Andremo ora alla scoperta della scienza cognitiva che si cela dietro a questa intelligenza artificiale, partendo dal sesso.
È femmina, a partire da Siri di Apple fino a Cortana di Microsoft. Non si tratta di un caso, il motivo è scientifico ed evidencebased. Qui entra in gioco lo psicologo cognitivo, che tramite determinate risorse teorico-pratiche dovrebbe progettare un’interfaccia il più friendly possibile, adatto alle esigenze dell’utente, che non sempre sono le stesse.
Alcuni studi in questo ambito supportano l’ipotesi che un timbro femminile venga percepito dall’utente come maggiormente gentile e cordiale rispetto ad un timbro maschile. In questo modo, le persone si sentirebbero più a loro agio e dunque più soddisfatte del prodotto comprato. La voce dovrebbe essere il più naturalmente umana possibile, per aumentare la percezione positiva dell’integrazione uomo-macchina.
Le scienze cognitive vengono applicate all’intelligenza artificiale anche in altri modi. Uno di questi, forse il più famoso, è il machine learning, ovvero insegnare ad intelligenze artificiali ad “imparare” di più sull’utente, per rendere l’esperienza personalizzabile. Per esempio, per ogni risposta sbagliata data dall’IA, verrà inviato un feedback al sistema principale. In questo modo viene garantito un continuo apprendimento da parte del programma, rendendolo sempre più “umano” possibile. Un’altra applicazione del machine learning sono i suggerimenti sui motori di ricerca. Vi è mai capitato di scrivere male, e di ricevere consigli direttamente da Google Chrome? Il vostro motore di ricerca vi conosce, impara su di voi ogni giorno, per ogni frase o parola scritta.
ALEXA E IL PROBLEMA DEL SIGNIFICATO
Ma è davvero possibile, per una macchina, diventare simile agli esseri umani?
Il problema principale sta nel significato. Purtroppo, o per fortuna, nessuno è ancora riuscito a ridurre a stringhe di codice il significato di una parola. Prendiamo Google traduttore: perché spesso, anche nelle traduzioni più semplici, ci sono degli errori? L’intelligenza artificiale del browser non riesce a cogliere la sfumatura del significato reale delle parole, non può farlo. Questo è il limite fondamentale di un approccio platonico, che vede i processi cognitivi del cervello umano come insieme di calcoli. Il significato che noi esseri umani diamo a parole o azioni rappresenta l’ostacolo primario alla realizzazione dell’equivalenza mente=computer. Riusciranno gli scienziati cognitivi a superare questo ostacolo?
Impossibile rispondere a questa domanda, per il momento godiamoci Alexa.
Bibliografia
Eliano, P. & Penna, M. P. (2000). Manuale di scienza cognitiva: intelligenza artificiale classica e psicologia cognitiva. Laterza.